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Il femminismo in musica


di Alberto Annarilli

Dagli anni ’60 agli anni ’70 nella Popular Music


La musica è stata veicolo di costituzione identitaria; non mero riflesso della cultura, si è comportata come un vero e proprio attore del cambiamento sociale a tutti gli effetti. Per questo motivo rileggere la storia dei movimenti giovanili, ossia la storia dei diversi stili, delle mode o dei generi musicali, vuol dire risalire percorsi paralleli che hanno attraversato in primo piano la società contemporanea. Il nostro principale oggetto sarà i ‘fenomeni culturali collettivi’. Il femminismo in musica nasce da e si sviluppa in questo amalgama culturale liquido che è costituito dagli ambienti underground della società occidentale, e prende le sue forme proprio da quello che, successivamente, è stato inteso come ‘Popular Music’. ‘Pop’ sta per ‘popular’, inteso come ‘del popolo’, ma anche ‘di massa’. È un termine adoperato ben prima di ‘rock’, il quale si affermerà solo a partire dalla metà degli anni Sessanta. ‘Pop’ diventa anche sinonimo di ‘musica di consumo’, leggera, commerciale, di intrattenimento, talvolta insofferente del mondo adulto più che ribelle, incarnando in questo una delle anime costanti del mondo delle culture giovanili. L’altra anima è quella più decisamente ribelle, oppositiva, talvolta critica e persino politica in alcuni frangenti. Ascolti di e discussioni su: Bob Dylan, Etta James, Janis Joplin, Joan Baez, Aretha Franklin, Patti Smith, Cher e Patty Pravo.

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