Dettagli e Materiale

La Donna in musica


di Alberto Annarilli

Il ruolo della donna nelle culture musicali


Calvino ci dice che nel paesaggio sono codificati e culturalizzati tanti elementi, fra questi la voce femminile è pura sostanza sonora umana, incarnata, spontanea e, dunque, prodotto di una creatività individuale. (Calvino, 2001). Fin dagli inizi della letteratura occidentale, la voce femminile è stata considerato come madre e come peccatrice, come alta e come bassa, come musa e come sirena. La voce femminile ha sempre avuto un valore seduttivo. Nell’affrontare questo tema, Adriana Caravero (2003) traccia la differenza fra queste due letture della voce al femminile. In Omero ambedue i tipi di voce sono portatori di sapienza e di sensualità, ambedue appartengono a creature divine e pericolose: le muse e le sirene. Le prime che dominano le arti, le seconde che seducono l’uomo. Con il passare del tempo le cose non sono poi cambiate tanto: nel mondo Cristiano la voce femminile è sempre stata considerata in maniera ambivalente, la voce divina e alta di Maria e la voce bassa e seducente di Eva. La donna in Europa non si è mai riavuta da questa iniziale lettura maschile, se non in epoca assai recente. Nella cultura africana subsahariana, invece, la voce di donna è rispettata, tenuta in grande considerazione, la voce della donna come madre, come moglie, come sorella, come principio e come fine, la voce della Terra e dell’Africa, la voce del Sole e della Luna, voci femminili. Nella cultura afroamericana l’unione del pensiero africano animista e di quello cristiano ha portato alla nascita di tutto un filone di negro-spiritual dove la presenza della donna-madre è centrale. Ancora tornando in Europa però ci rendiamo conto di come in alcune culture popolari la voce femminile sia sempre stata al centro, in maniera ambivalente o meno. Nelle culture marinaresche, ad esempio, la voce di madre e maressa, l’amore verso la donna amata sulla costa e la voce della maressa, che chiama e seduce, fino a dire «Piangi, lamentati, ulula a quest’ora: io, meglio di te, ho stretto le mie braccia!» (Théodore Botrel, Cruelle Berceuse, 1904). Oppure nelle culture popolari italiane, come quella sarda e quella lucana, dove la voce della donna è la voce che più di tutte scandisce la vita del paese e della società rurale nella quale si trovava: canti di ninna-nanna, canti di lavoro (trebbiatura, mietitura, del raccolto), lamenti funebri, canti di gioco e canti da ballo. Ascolti di e discussioni su: Théodore Botrel e la cultura marinaresca, la ninna-nanna nella cultura africana e in quella dell’Italia meridionale e insulare, canti rituali in India, canti spirituali in Africa, canti al femminile nella cultura afroamericana, canti tradizionali popolari in Lucania e Sardegna.

Articoli correlati


Laboratorio Musicale 2018